Il nemico (in)visibile: i video della NASA mostrano per la prima volta la Terra avvolta dalla CO2 (2024)

Èdifficile combattere qualcosa che non si vede, come il cambiamento climatico, legato a doppio filo alle attività umane, che emettono CO₂ in quantità troppo ingenti per essere smaltite naturalmente dal nostro ecosistema, attraverso oceani ed alberi, come è stato fatto per miliardi di anni.

È difficile convincere le persone che il nostro Pianeta sta soffocando, che il clima sta cambiando in modo violento, imprevedibile e irreversibile, se l'aria che respiriamo ci sembra la stessa di quando eravamo piccoli, se le grandinate estive ci sono sempre state, se il clima è sempre cambiato, se i fenomeni estremi capitavamo pure ai tempi dei nonni.

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Èdifficile, ma non per questo impossibile, e sono numerosi gli strumenti che la scienza ha messo a disposizione non solo dei Governi di tutto il mondo in oltre 50 anni, ma anche delle persone comuni.

A cominciare dal documento "World Scientists' Warning of a Climate Emergency", firmato da oltre 11.000 scienziati e pubblicato nel novembre 2019 sulla rivista BioScience, passando dagli studi – ora di pubblico dominio – di Exxon sulle conseguenze dell'uso di combustibili fossili [che per essere chiari hanno previsto con una precisione impressionante, negli anni '70, quello che stiamo vivendo ora], a libri, documentari e conferenze sulla questione, la mole di informazioni in nostro possesso non è solo pingue, è anche incontestabile.

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Ad aggiungere un ultimo tassello al mosaico, ci sono i tre video messi a punto dallo Scientific Visualization Studio della NASA e rilasciati pochi giorni fa: i filmati, che coprono tutte le regioni del mondo, mostrano i diversi gas che avvolgono il nostro Pianeta, partendo dal 2021.

Gli scienziati hanno scelto il colore arancione per i combustibili fossili e rosso per la combustione della biomassa; il verde e il blu indicano rispettivamente gli ecosistemi terrestri e gli oceani, che tentano di assorbire quanta più CO₂ possibile.

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Fra le aree di maggior interesse – da entrambi i punti di vista – ci sono gli Stati Uniti, fra i maggiori produttori di gas clima-alteranti, e il polmone verde amazzonico che ne contrasta le emissioni durante le ore diurne.

"Le nuove tecniche di modellazione al computer nel Global Modeling and Assimilation Office della NASA ci consentono di sezionare la nostra atmosfera e comprendere come si muovano i gas e come il Pianeta stia cercando di mantenere una sorta di equilibrio", ha spiegato l'ente americano in una nota.

Nel video incentrato su Europa, Medio Oriente ed Africa, a colorare di arancione l'atmosfera sono, prevedibilmente, le nazione europee e l'Arabia Saudita (con note di colore rosso dall'Africa centrale) e si avverte nettamente la mancanza di un punto verde – o blu - che tenti di contrastare le emissioni.

Nella terza clip viene mostrato il continente asiatico e l'oceanico: non sorprende che la parte da leone la faccia la Cina, Pechino in testa, e che l'Australia, grazie alla sua bassa densità di popolazione, appaia erroneamente parca nell'emettere CO₂.

Il lavoro certosino messo a punto dalla NASA non ha prodotto solo video scioccanti, davanti ai quali è impossibile continuare a negare l'evidenza, ma – soprattutto – ci permette di vedere [quasi di toccare con mano] il ruolo dei combustibili fossili nel portare oltre la soglia di tollerabilità la CO₂.

Gli attuali livelli di anidride carbonica in atmosfera sono appena sotto le 420 parti per milione; un numero che potrebbe sembrare basso ma che in realtà è il più alto mai registrato in milioni di anni: sicuramente il più alto da quando è comparsa la specie sapiens.

Gli scienziati hanno stimato, attraverso ricostruzioni basate su prove raccolte tramite carote di ghiaccio, anelli degli alberi e depositi di sedimenti, che l'attuale aumento del riscaldamento ha già portato le temperature globali a livelli che non si vedevano sulla Terra da circa 125.000 anni fa, prima dell'ultima era glaciale.

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Le conseguenze di questo squilibrio fra emissioni ed assorbimento dell'anidride carbonica stanno causando lo scioglimento dei ghiacci artici ed antartici, l'acidificazione degli oceani, l'innalzamento dei mari, l'avanzamento della desertificazione in diverse parti del mondo e la sparizione dei ghiacciai [che altro non sono se non le nostre riserve idriche].

E se tanto non è bastato fino a ieri, perché non si trattava di casa nostra, l'alluvione in Emilia-Romagna e la grandinata che ha devastato Milano in una sola notte sono un campanello d'allarme forte quanto una sirena anti-aereo.

Eppure "siamo dannatamente sciocchi", come dice James Hansen, uno degli scienziati che lanciò l'allarme, negli anni '80, verso il cambiamento climatico e le sue conseguenze.

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Hansen, la cui testimonianza al Senato degli Stati Uniti nel 1988 è citata come la prima rivelazione di alto profilo del riscaldamento globale, aveva avvertito più di 30 anni fa [in tempi non sospetti, tranne che per Exxon], in una dichiarazione co-firmata da altri due scienziati, che il mondo si stava muovendo verso una "nuova frontiera climatica" con temperature più alte che mai negli ultimi milioni di anni, portando impatti come tempeste più forti, ondate di caldo e siccità.

In una recente intervista rilasciata al Guardian, lo stimato scienziato ha affermato che, col raggiungimento del +1,2° C, il mondo ha ora una probabilità del 20% di avere temperature estive sempre più estreme, rispetto a una probabilità dell'1% di 50 anni fa.

"C'è molto di più in cantiere, a meno che non riduciamo le quantità di gas serra", ha aggiunto Hansen."Queste supertempeste sono un assaggio delle tempeste che vedranno i miei nipoti. Ci stiamo dirigendo consapevolmente verso la nuova realtà: sapevamo che stava arrivando, ma siamo stati dei dannati pazzi e abbiamo continuato a bruciare combustibili fossili".

A cavallo fra il 2023 e il 2024 ci sarà un'inversione del ciclo ENSO (El Niño-Southern Oscillation), che comporta la variabilità del clima sudamericano e comprende due fasi: la fase calda, El Niño, e una fase più fredda detta La Niña, caratterizzata da temperature della superficie marina più fredde del solito nel Pacifico tropicale.

In questi anni abbiamo avuto la fase fredda che ora, come accade da millenni, sta per cedere il posto alla fase calda.Questo significa che se oggi l'estate 2023 ci sembra la più calda di sempre, dal prossimo anno la ricorderemo come la più fresca.

"Le cose peggioreranno prima di migliorare", ha aggiunto Hansen. "Ciò non significa che il caldo estremo in un luogo particolare quest'anno si ripresenterà e crescerà ogni anno. Le fluttuazioni meteorologiche spostano le cose. Ma la temperatura media globale aumenterà e i sbalzi climatici saranno sempre più intensi e frequenti, così come gli eventi più estremi".

"Non è solo l'entità del cambiamento, è il tasso di cambiamento che è un problema", ha aggiunto sulla questione Ellen Thomas, scienziata dell'Università di Yale che studia il clima su scale temporali geologiche. "Abbiamo autostrade e ferrovie installate, la nostra infrastruttura non può muoversi. Quasi tutti i miei colleghi hanno detto che, col senno di poi, abbiamo sottovalutato le conseguenze [ndr, del cambiamento cliamtico]. Le cose si stanno muovendo più velocemente di quanto pensassimo, il che non va bene".

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Il caldo torrido di questa estate ha completamente rivelato al mondo un messaggio che Hansen ha tentato di trasmettere 35 anni fa e che gli scienziati hanno ripreso e diffuso continuamente da allora.

"Come scienziati abbiamo visto il cambiamento climatico in faccia per decenni, e ora è il mondo a farlo, ed è come se stesse vivendo le cinque fasi del dolore", ha detto Hansen "È doloroso vedere le persone affrontarlo".

Per approfondimenti sul tema, potete leggere:

  • Cambiamenti Climatici: non abbiamo più tempo per andare nel panico
  • Il 2024 sarà il trailer del cambiamento climatico: per la prima volta la temperatura globale salirà di 1,5 gradi
  • A.I. e cambiamento climatico: il superamento dei +1,5° è quasi certo
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